domenica 27 gennaio 2008

LA TECNICA DEL GIAVELLOTTTO


LA TECNICA DEL LANCIO DEL GIAVELLOTTO

In tutti i lanci dell'atletica leggera , il fine ultimo per realizzare un lancio efficace è quello di
ottenere la massima lunghezza del percorso dell'accelerazione , con lo scopo di realizzare la
massima velocità di uscita dell'attrezzo. Sono molteplici i fattori tecnici che andranno a concorrere
per l'ottenimento di un buon lancio , tra questi si possono individuare:
- una velocità di rincorsa ottimale- giusti posizionamenti del corpo e dell'attrezzo nella fase che precede il finale di lancio
- esatto posizionamento delle masse corporee ed il rispetto della catena
biocinetica nel finale di lancio
- una giusta angolazione dell'attrezzo al momento del rilascio
Affinché si possa realizzare quanto detto occorre contestualmente porre in essere i seguenti elementi tecnici di lancio, che semplifichiamo nello specchietto successivo.

ANALISI TECNICA DELLE FASI DI LANCIO

Tenendo sempre presente che il lancio è da considerarsi sempre nel suo insieme, possiamo scomporre la rincorsa in due fasi principali:
una fase di accelerazione iniziale detta FASE CICLICA, ed una fase di transizione detta FASE ACICLICA, fase quest'ultima preparatoria al lancio vero e proprio

FASE CICLICA

L obbiettivo di questa fase è il raggiungimento di una velocità ottimale di rincorsa che consenta un’ulteriore accelerazione nella successiva fase
La velocità di rincorsa è una variabile soggettiva che si determina in relazione alle tendenze individuali di impostazione del lancio e alle caratteristiche fisiche dell’atleta . Superare o mantenersi al disotto della velocità ottimale significa compromettere l'efficacia del lancio.
Il livello prestativo è rapportato , oltre alla velocità ottimale di rincorsa , anche alla distanza entro quale tale velocità si estrinseca : Bauersfeld \ Schroter 1980 e Terauds 1985 sostengono che tale distanza ( fase ciclica) deve essere comprese tra gli 8 ed i 14 passi di rincorsa. Possiamo così riassumere le particolarità di questa fase:
* lunghezza della fase ciclica soggettiva , 8 - 14 passi
* rincorsa molto ritmica, rimanendo al massimo decontratti
* il passaggio alla successiva fase deve consentire un aumento della velocità, e deve essere eseguito in modo fluido

FASE ACICLICA

Lo scopo di questa fase è raggiungimento delle condizioni biomeccaniche ottimali che contribuiscano all'ottenimento delle giuste pretensioni muscolari ed esatti angoli di impostazione dell’attrezzo
Nella fase aciclica l'atleta eseguirà 4 o 6 passi , quindi 5 o 7 appoggi, molto importante è la ritmica che dovrà consentire la progressiva accelerazione finale.
Nella fase preparatoria sono analizzati i passi "aciclici" della rincorsa con l'esclusione dell'ultimo , che per le sue peculiarità sarà trattato in maniera più analitica. Possiamo così sintetizzare gli aspetti più importanti di questa fase:
* all'inizio della fase aciclica , quando l'attrezzo sull'appoggio del piede sinistro viene arretrato o "sfilato", il braccio ed il giavellotto si allineano con l'asse delle spalle , tale movimento deve essere compiuto in maniera estremamente fluida.
* il puntale del giavellotto si troverà all'altezza del mento, mai al disopra dell'altezza dell'occhio
* le gambe andranno ad anticipare il busto , condizione fondamentale per la creazione delle giuste pretensioni muscolari nella fase finale, quindi la posizione arretrata del busto non è dovuta ad un suo effettivo arretramento ( fattore che se realizzato andrebbe a sottrarre velocità all'entrata ) , ma da un’azione rapida delle gambe che andranno a "sorpassare " la parte superiore del corpo.
Un momento estremamente importante in questa fase è il passaggio dal terzo al quarto appoggio ( sinistro - destro per un lanciatore destrimano che utilizza il ritmo a cinque appoggi)

PASSO IMPULSO

le cui caratteristiche sono:
* forte spinta in avanti , radente
* gambe in netto anticipo sul busto
* gamba sinistra che supera in volo la gamba destra , per ridurre al minimo la fase successiva di mono appoggio
* la lunghezza del passo impulso è legata alle caratteristiche fisiche dell'atleta ,ma è comunque il passo più lungo della rincorsa del giavellottista
Per quanto concerne la velocità di rincorsa raggiunta durante la fase aciclica vi è sempre una variazione di velocità che tende a diminuire in prossimità del lancio(a causa del passo impulso), comunque una buona prestazione è sempre ottenuta quando è il più limitato possibile.

FINALE DI LANCIO

Questa fase è molto delicata per la riuscita del lancio , è il momento in cui tutte le forze accumulate devono trasferirsi nell'asse dell'attrezzo con il risultato finale di ottenere la massima velocità di uscita e l'esatto angolo di uscita. Possiamo suddividere questa fase in due principali sottofasi:
* FASE PREPARATORIA O DI MONOAPPOGGIO
* FASE DI LANCIO - DOPPIO APPOGGIO E RILASCIO DELL'ATTREZZO

FASE PREPARATORIA O DI MONOAPPOGGIO

In questa fase si ha il raggiungimento della posizione ottimale e delle condizioni biomeccaniche favorevoli per il successivo rilascio dell’ attrezzo
In teoria al termine di questa fase il lanciatore dovrebbe assumere le seguenti posizioni:
* Piede destro orientato in avanti con un angola di 45° rispetto alla direzione del lancio
* il braccio lanciante naturalmente disteso dietro, mano supinata ed all'altezza della spalla
* asse del giavellotto e delle spalle paralleli
* la gamba di puntello deve ricercare la massima estensione e tensione muscolare prima di toccare il terreno
* l'angolo dell'attrezzo rispetto all'orizzontale deve oscillare tra i 30°-35°.
* l'angolo di caricamento al ginocchio della gamba in appoggio oscillerà tra i 140° ai 160°

FASE DI LANCIO - DOPPIO APPOGGIO E RILASCIO DELL'ATTREZZO

È in questa fase dove abbiamo la massima velocità di uscita dell'attrezzo ed esatto posizionamento dello stesso per realizzare il giusto angolo di uscita
Analizzando questa fase possiamo evidenziare alcune posizioni o " momenti" che sono peculiari della specialità: appoggio della gamba di puntello:
* la gamba è estesa ed in forte tensione, con un angolo rispetto all'orizzontale di circa 45°
* l'asse delle spalle è ancora allineato con quello del giavellotto
* braccio lanciante disteso con mano supinata ed all'altezza della spalla, completamente rilassato ed inattivo.
* la gamba destra spinge le anche verso il puntello posizione ad ARCO, o di massima tensione:
* inizio della frontalizzazione delle spalle che parte da una forte rotazione in direzione della direttrice di lancio del piede, del ginocchio delle, anche e spalle
* il lato sinistro , lato del puntello, blocca la rotazione fissando le spalle in posizione frontale
* il braccio lanciante rimane disteso dietro ed ancora inattivo rilascio dell'attrezzo:
• inizio dell'intervento del braccio lanciante , FRUSTATA, che interviene con l'anticipo del gomito, che passa per alto vicino al capo, e successivamente dell'avambraccio e della mano: L'intervento del braccio deve essere inserito per ultimo e non dovrà anticipare le fasi precedenti ,
* la gamba sinistra rimane estesa , ed il bacino in forte tensione in modo tale che non abbia la possibilità di arretrare
* lo sguardo rimane il più possibile rivolto verso la direzione di lancio
* il giavellotto sarà indirizzato con le giuste angolazioni verso la direzione di lancio

FASE DI RECUPERO

In questa fase l'atleta , una volta rilasciato l'attrezzo , dovrà recuperare la stabilità per evitare il nullo di pedana. Per realizzare al meglio quest’importante fase l'atleta dovrà effettuare il lancio, l'appoggio della gamba di puntello , con una distanza dalla fine della pedana di circa 1,5 -2 mt a secondo delle caratteristiche individuali, ciò per consentire di posizionare il piede dx che consentirà di frenare l'atleta dopo il lancio. Anche in questa fase lo sguardo dell'atleta dovrà essere rivolto verso la direzione di lancio.


Appunti dal corso specialista lanci del Prof Di Molfetta

martedì 22 gennaio 2008

Raduno Regionale Lanci

Nella giornata di domenica 20 gennaio a Oristano si è svolto il 1° raduno lanci dell’ anno i convocati sono stati presi nella fascia di età 1993-1989

Elenco dei convocati

Responsabile tecnico Regionale Nicola Piga

Tecnici coinvolti Venturelli Luigi - Caddeo Roberto

Atleti convocati

Cancedda Valerio Specialità Lancio del Martello - Peso
Vacca Martina Specialità Lancio del Martello - Disco
Murgia Ilenia Specialità Lancio del Giavellotto – Peso
Podda Davide Specialità Lancio del Disco – Peso
Caschilli Matteo Specialità Lancio del Giavellotto
Collu Luca Specialità Lancio del Disco – Peso
Collu Giovanni Specialità Lancio del Disco – Peso
Fedeli Francesco Specialità Lancio del Disco – Peso
Canu Riccardo Specialità Lancio del Disco – Giavellotto

Il raduno è stato diviso in due parti, la mattina i test di valutazione della forza e al pomeriggio quelli tecnici
Senza dubbio gli atleti più preparati sono stati quelli con più anni di esperienza come Fedeli Francesco , Cancedda Valerio, Collu Luca e il suo gemello Giovanni anche se un ottima impressione hanno mostrato i giovanissimi Vacca Martina Podda Davide Canu Riccardo Caschilli Matteo
Nei test di forza e tecnici senza dubbio hanno brillato gli l atleti Fedeli Francesco e Cancedda Valerio.

Abbiamo iniziato con il balzo singolo a piedi pari dove con mt 3.12 per Fedeli , Cancedda con 2.60 e Murgia Ilenia 2.15 sono stati i migliori
Nel balzo triplo alternato con partenza a piedi pari sempre Fedeli ha chiuso con mt 8,20 e spicca anche il dodicenne Canu Riccardo con 6,60
Lancio frontale del peso kg 5 il migliore è stato sempre Fedeli con 16.50 poi Cancedda con 15.10 e Luca Collu con 14.45 mentre nelle donne Murgia Ilenia ha fatto 9.95 con il peso da 4kg
Nei mt 30 con 3.94 Fedeli Francesco è stato il più veloce seguito da Cancedda con 4.01 e Canu Riccardo con 4.07 e per ultimo il test di panca con Fedeli il quale ha sollevato kg 135 seguito da Collu Luca 115 kg mentre nelle ragazze con 50kg la migliore è stata Vacca Martina

Nei test tecnici dopo aver svolto dei esercizi specifici per le specialità per cui gli atleti sono stati convocati concludendo il raduno con i test di simulazione gara basata su 3 lanci

Ecco i risultati

Fedeli Francesco Peso kg 7 mt 13.80 Disco 2 kg 39.75mt
Cancedda Valerio Martello kg 6 47.70 mt Peso kg 6 12.90mt
Vacca Martina Martello kg 4 28.60mt
Murgia Ilenia Peso kg 4 7.40mt
Podda Davide Peso kg 5 10.55 Disco kg 1.5 32.35mt
Caschilli Matteo Disco kg 1.5 23.85mt
Collu Luca kg 6 Peso 13.80 mt
Collu Giovanni Disco kg 1.75 36.75 mt Peso kg 6 13.40mt

venerdì 18 gennaio 2008

NICOLA VIZZONI .. L' INTERVISTA


La nostra prima intervista non poteva che essere fatta al nostro n° 1 dei lanci in Italia Nicola Vizzoni
Il nostro vice campione Olimpico di Sydney si racconta rispondendo alle nostre domande. In particolare mi fa piacere e mi trova in sintonia quando loda il nostro staff tecnico nazionale definendolo “ Un settore all'avanguardia e molto aggiornato “ io stesso ho avuto modo di vedere come questo gruppo opera e merita un grande plauso in particolare al Prof. Nicola Selvaggi e al Prof. Domenico Di Molfetta i quali sono riuscita a mettere insieme delle persone appasionate , preparate e disponibili .


Ecco la nostra intervista all’ atleta della Guardia di Finanza Nicola Vizzoni

D- Raccontaci il tuo avvicinamento all’ atletica quando è avvenuto e grazie a chi ?

R-il mio avvicinamento all'atletica leggera è stato alle scuole medie. Più precisamente in seconda media. Dopo 5 anni di arti marziali AIKIDO e 2 anni di calcio mi sono iscritto al gruppo sportivo scolastico.
Più tardi poi, prima con la scuola e poi con la società locale di atletica il C.A.V., ho cominciato a frequentare il Campo Comunale di Atletica a Pietrasanta


D-Quando hai capito che la tua specialità sarebbe stata quella giusta?

R-All'inizio ho fatto un po’ di tutto,ho cominciato ovviamente con il getto del peso,poi disco,giavellotto (ho fatto anche i 1200mt e le relative campestri!!).Poi un giorno per portare punteggio ad una finale dei C.D.S. mi sono cimentato nel lancio del martello. E' da lì che è nato l'amore per questa specialità complessa e difficile.

D-In passato hai mai avuto dei dubbi o ripensamenti che il lancio del martello fosse la specialita giusta per te ?

R- Devo dire di no... prima quando facevo peso o disco ero sempre indeciso su cosa fare in allenamento,invece con il martello no, al limite ero indeciso sul peso dell'attrezzo da lanciare.

D-Un fatto e un personaggio che secondo te è stato la vera svolta della tua carriera di atleta

R-devo dire che di personaggi importanti ce ne sono tanti...il primo mio padre che la domenica mi portava a lanciare su uno spiazzo di cemento vicino casa,(Mio padre non sapeva nemmeno cosa fosse il lancio del martello). Il primo allenatore fu il prof.Beretta con il quale ho cominciato a fare atletica. Col tempo è arrivato il mio primo vero allenatore il prof.Roberto Guidi, il quale mi ha insegnato quello che adesso so fare e che mi ha portato dalla nazionale giovanile a quella assoluta, Dal campionato regionale al titolo italiano , dal campionato europeo alla medaglia alle Olimpiadi di Sydney. In seguito ci sono state altre persone importanti da Nicola Silvaggi a Gino Brichese e Valter Rizzi che mi hanno aiutato nel momento in cui Guidi decise di smettere con l'attività di allenatore. Per ultimo ma solo in ordine cronologico Riccardo Ceccarini, il mio attuale allenatore, con il quale da 2 anni sto lavorando e che mi ha fatto tornare ad alti livelli e su misure importanti. Tutti questi passaggi, si sono susseguiti sotto il controllo di una società che è ai vertici dell'atletica italiana, le Fiamme Gialle,le quali mi hanno messo a disposizione tutto il necessario perchè potessi esprimermi al meglio.

D-Durante la tua preparazione tecnica e atletica hai mai fatto delle modifiche radicali che poi hanno influenzato il tuo modo di lanciare ?


R-Di modifiche se ne fanno ogni anno ,alla ricerca della tecnica migliore per le mie caratteristiche e per cercare una programmazione che possa permettere di allenarmi con continuità anche se con qualche acciacco dovuto ai molti anni di attività da professionista.

D- E' cambiato molto il tuo modo di allenarti da quando hai iniziato a oggi ?

R-Direi di no, sono solo aumentate le intensità e i volumi di lavoro ma sempre gradualmente. Per il resto è rimasto un divertimento nel corso degli anni.

D-Quanto dai importanza alla forza speciale nella tua preparazione ?

R-Molto, con il mio allenatore cerchiamo di curare la forza speciale e la trasformazione del lavoro di pesistica con i "martelloni" e con gli attrezzi leggeri.

D-Quanto dai importanza alla costruzione della forza muscolare in palestra ?

R-Do la giusta importanza al lavoro svolto in palestra, forza max, forza esplosiva o forza resistente sono le basi di forza per poter allenare più facilmente la forza speciale.

D-Quanto dai importanza alla tecnica nella tua preparazione ?

R-Moltissimo, è la base del lancio, il gesto tecnico non deve essere una lotta tra me e l'attrezzo, ma un sistema che agisca armonicamente. Devo cercare di girare alla massima velocità con la giusta tensione muscolare.

D-Cosa ne pensi del settore lanci – Italia ?

R-Un settore all'avanguardia e molto aggiornato. A volte si va a cercare o a prendere come esempio il lavoro delle altre nazioni o di atleti stranieri,senza prima guardare cosa c'è
di buono nel nostro paese (L'erba del vicino è sempre più verde!!).

D-Secondo te ci sono giovani atleti italiani del nostro settore che possono avere delle possibilità per distinguersi nel futuro?

R-Ci sono tanti giovani che stanno crescendo bene. Basta solo che non perdano la passione x uno sport che ti da tanto ma vuole tanto.

D-Quali sono i tuoi progetti nel medio e lungo termine ?

R-Vorrei fare la mia 3a olimpiade non lo nascondo. Ci stiamo lavorando !!!..Poi non so ,ho cominciato ad allenare anche un paio di ragazzi e stanno andando bene...vediamo....ma x ora
ma per adesso voglio continuare l'atleta, mi piace e mi diverte....

D-Dopo molti anni di atletica ad alto livello dove trovi li stimoli per allenarti ed andare avanti ?

R-Come ho già detto sopra tra i miei obiettivi ci sono le prossime olimpiadi di Pechino, per arrivarci ho bisogno di lavorare bene e in un ambiente gradevole, dalla primavera del 2006
mi alleno a Livorno sotto la supervisione del prof Riccardo Ceccarini che reputo al memento uno dei migliori tecnici italiani. Al campo scuola si è formato un ambiente molto conviviale
che va al di la del semplice allenamento, si sono create delle amicizie mosse dalla passione comune per il lancio del martello. tutto questo ha portato alla nascita di un team con relativo sito, www.teamhammethrow.it dove sono presenti tutte le news, i video e le foto delle gare e di alcuni allenamenti.




UN GROSSO RINGRAZIAMENTO A NICOLA VIZZONI PER AVERCI CONCESSO QUESTA INTERVISTA E GLI AUGURIAMO DI PARTECIPARE ALLA SUA III OLIMPIADE IN TAL MODO AL SUO RITORNO CI POTRÀ' RACCONTARE LA SUA AVVENTURA

domenica 13 gennaio 2008

LA DIETA " ZONA " NEI LANCI

La Zona è un metodo alimentare innovativo che si propone di controllare le risposte ormonali al cibo. Qui le calorie hanno un’importanza relativa. Ciò che conta maggiormente sono il controllo insulinico e la equilibrata produzione di particolari ormoni chiamati eicosanoidi che hanno un’importanza fondamentale per la salute e per le performance atletiche. Da molto tempo si ritiene che il migliore carburante per un atleta siano i carboidrati e che i grassi siano poco disponibili. In realtà non è così perché il metabolismo dei grassi è molto più attivo di quello dei carboidrati: il turn over ematico degli acidi grassi, che sono uno dei prodotti del catabolismo dei grassi assieme al glicerolo, è 30 volte superiore a quello del glucosio. Ciò significa che il magazzino energetico dei grassi è molto più accessibile e disponibile di quanto si crede comunemente. Ciò comporta dei vantaggi che non si limitano alla funzionalità muscolare localizzata, ma si ripercuotono su tutta l’efficienza organica. L’importante è riuscire a orientare l’organismo a questo tipo di metabolismo preferenziale. I livelli controllati d’insulina concorrono all’utilizzo dei grassi, ma è necessaria una strategia alimentare adatta allo scopo. La Zona ha questo obiettivo.
Tuttavia, come si diceva, questo non è questo il solo scopo del metodo che vuole modulare la sintesi degli eicosanoidi, i quali risentono sia dei livelli insulinici, sia della presenza degli Omega 3 a lunga catena, gli acidi grassi così importanti nell’alimentazione. L’azione degli eicosanoidi si esplica direttamente sul metabolismo dei grassi e su moltissime altre funzioni connesse alle performance fisiche e mentali, favorevolmente influenzate dall’equilibrio di questi ormoni prodotti da ogni cellula dell’organismo. Il loro corretto equilibrio consente, per esempio, una aumentata ossigenazione e una accresciuta vasodilatazione con tutti i benefici conseguenti.

Negli allenamenti incentrati all’utilizzo dei pesi, i sovraccarichi vengono usati in modo diverso a seconda dell’obiettivo che si vuole raggiungere, ma, in ogni caso, ciò che accade nel muscolo è l’utilizzo come fonte energetica dell’ATP (adenosintrifosfato) che si trova già nei muscoli. Le riserve di ATP si esauriscono molto velocemente; c’è però un’altra fonte disponibile, la creatina fosfata (CP), che altrettanto rapidamente si trasforma in ATP. Il tempo totale impiegato per esaurire le riserve di adenosintrifosfato e di creatina fosfata è molto basso: circa 40”, più o meno il tempo di una serie.
A questo punto c’è il recupero, durante il quale si devono riformare sia l’ATP sia la CP. Evidentemente quanto più in fretta e meglio si ricostruiranno queste fonti energetiche, tanto più efficace sarà l’allenamento e di conseguenza migliori saranno le prestazioni.
Due sono i tipi di carburante da utilizzare per farlo: i grassi e i carboidrati. Entrambi si trovano esattamente dove servono, cioè all’interno delle cellule muscolari, sotto forma di grasso in gocce e di glucosio. Ma le due fonti energetiche non sono equivalenti: il grasso è molto migliore perché fornisce più energia e viene velocemente scomposto in modo preferenziale per ottenere i fosfati altamente energetici. Per disporre del grasso, bisogna ottimizzare il trasporto dell’ossigeno all’interno delle cellule muscolari: superiore è la quantità di ossigeno trasportata, maggiore è l’utilizzo dei grassi. Tutto ciò si realizza aumentando la vascolarità ad opera di certi eicosanoidi (PGE1) che sono potenti vasodilatatori e che si producono mantenendo controllati i livelli d’insulina e utilizzando un adeguato quantitativo di Omega 3 a lunga catena. Un pasto in Zona consumato entro 2 ore dall’allenamento serve a realizzare questo disegno metabolico e a veicolare i grassi alimentari monoinsaturi nei muscoli, anziché nel tessuto adiposo. Così vengono utilizzati i grassi nella maggior quota possibile, a scapito del glucosio, raggiungendo la massima ricostruzione delle riserve di ATP e di CP.

Sia nella fase di massa, sia nella fase di forza, due sono gli ormoni in prima linea: il testosterone e il GH o ormone della crescita.
Il primo stimola la crescita del tessuto muscolare, il secondo serve a riparare le microlesioni provocate dall’allenamento per ricostruire fibre muscolari di maggiori dimensioni. Più l’allenamento è intenso, più testosterone e GH vengono rilasciati.
Tuttavia ci sono condizioni che possono ostacolare la sintesi di questi importanti ormoni.
Il testosterone risente della presenza di massa grassa in quanto nelle cellule adipose è concentrato l’enzima responsabile della conversione di questo ormone in estradiolo, un estrogeno che produce effetti opposti a quelli del testosterone. Il GH invece risente negativamente degli alti livelli insulinici che possono essere prodotti dall’eccesso sia di carboidrati sia di proteine. Infatti il corpo ha una capacità limitata di immagazzinare proteine nel muscolo, ma ha una grande attitudine a trasformarle, assieme ai carboidrati, in grasso corporeo, quando sono in eccesso. Per costituire una buona massa muscolare adeguata all’allenamento servono quindi abbastanza proteine, ma non troppe, e un adeguato livello di carboidrati. In questo modo, da un lato ci sono i mattoni costitutivi necessari per costruire il tessuto muscolare, dall’altro non viene ostacolato il rilascio dell’ormone che dirige questa costruzione. Nei 15-30 minuti successivi a un allenamento intenso viene rilasciato il GH ed è proprio questo il momento per migliorare la sua funzione: facendo uno spuntino che comprenda una quota di proteine non eccessiva, una quota di carboidrati che non innalzi troppo il livello d’insulina e associando alcuni grassi, cioè facendo uno spuntino in Zona, si realizza un ambiente ormonalmente corretto per l’azione del GH. Successivamente, entro 2 ore, si consiglia un consistente pasto in Zona. E’ stato inoltre dimostrato che l’altro momento in cui c’è il maggior rilascio di GH è durante la fase REM del sonno. Quindi, se prima di coricarsi si fa un altro piccolo spuntino in Zona, si possono tenere a bada i livelli di insulina, che potrebbero compromettere l’azione del GH.
Il testosterone, invece, viene prodotto soprattutto al mattino e i suoi livelli decrescono lungo la giornata. Quindi se si vuole sfruttare al massimo la sua azione, è meglio allenarsi durante la mattinata. Risente degli alti livelli d’insulina che influiscono negativamente sulla modulazione degli eicosanoidi, con il risultato di aumentare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Modulare la produzione di questo ormone significa tenere sotto controllo il suo effetto catabolico e i livelli di testosterone i quali si innalzano man mano che quelli di cortisolo diminuiscono. Lo stress prolungato è quindi nemico del testosterone.
Il ricorso a steroidi anabolizzanti e a GH è una pessima soluzione per incrementare i livelli ormonali perché provoca la diminuzione della produzione endogena, aumenta il rischio di malattie cardiache, l’adipe, l’osteoporosi. In più, durante la fase di massima assunzione, si ha aggressività psicologica e la produzione di un eicosanoide cattivo che promuove l’aggregazione piastrinica, favorendo l’insorgenza di patologie cardiache.

Con la Zona italiana il recupero è più pronto e i carichi di lavoro ne risentono positivamente. Si produce meno acido lattico e si controlla meglio il fenomeno infiammatorio localizzato che si instaura con gli allenamenti e che può essere contrastato con una migliore produzione di eicosanoidi.


Dott.ssa Gigliola Braga

LA DIETA "ZONA" APPLICATA AI LANCI


OLTRE ALLA TECNICA, ALLA METODOLOGIA DELL ALLENAMENTO E ALLA PREPARAZIONE ATLETICA RIVESTE UN IMPORTANZA FONDAMENTALE L' ALIMENTAZIONE .
ARGOMENTO CHE SPESSO NOI TECNICI AFFRONTIAMO IN MODO MARGINALE MA BASILARE NELLA PREPARAZIONE DI UN ATLETA E CHI MEGLIO DELLA DOTT.SA GIGLIOLA BRAGA PROMOTRICE IN ITALIA DELLA DIETA A ZONA CHE MI LEGA A LEI DA UNA VERA AMICIZIA VENTENNALE E MOGLIE DI UN FAMOSO LANCIATORE DI PESO E MIO MAESTRO, CI PUÒ PARLARE DELL' ALIMENTAZIONE APPLICATA AI LANCI .
PERO PRIMA CONOSCIAMOLA UN PO'

Gigliola Braga, biologa nutrizionista, è milanese, ma vive in provincia di Torino. Si è sempre occupata delle problematiche legate agli alimenti, all’acqua e all’informazione nutrizionale presso società private ed enti pubblici. E’ docente presso l’Università di Torino.
Alla fine degli anni ‘90 viene a conoscenza del metodo alimentare Zona. Dopo molti studi che ha esteso anche in America, dove questo metodo alimentare nasce ad opera del biochimico Barry Sears, torna in Italia con le conoscenze e i riconoscimenti conseguiti negli States che le consentono di approfondire gli studi nella realtà italiana.
E’ così che nasce il suo primo libro nel 2002, “La Zona italiana” edito da Sperling e Kupfer, che fa da tratto d’unione tra la metodica americana e i prodotti, gli alimenti e le abitudini italiane. Questa pubblicazione viene presentata alla stampa dallo stesso Sears che, in una serata successiva, ospite di Bruno Vespa a “Porta a porta”, indica il volume come il miglior modo per applicare la Zona in Italia. E’ un libro che ha riscosso molto successo e che ben presto è diventato un best seller per l’interesse manifestato dal pubblico.
Nel 2003 pubblica il suo secondo libro sempre edito da Sperling e Kupfer, “Più belle con la Zona”. Barry Sears viene appositamente dall’America per presentarlo con l’autrice a “Domenica in”. Anche questo libro balza subito in vetta alle classifiche di vendita, replicando il successo della prima pubblicazione.
Con la stessa casa editrice, nel marzo 2006 esce il suo terzo libro “Il grande libro della Zona italiana” che in pochi giorni conferma ulteriormente il grandissimo interesse di pubblico, ponendosi ben presto tra i libri più venduti.
Nel 2007 pubblica il suo quarto prodotto editoriale Sperling, un DVD+ libro dal titolo “La Zona in 80 minuti” che tuttora si rivela essere un valido strumento per imparare ad applicare correttamente la Zona in Italia.
E’ membro del Comitato Scientifico presieduto dallo stesso Sears ed è relatrice dei Corsi per medici, biologi, farmacisti e operatori nell’ambiente nutrizionale che si tengono in Italia.
Svolge la sua attività professionale tenendo corsi in varie università italiane, come La Sapienza di Roma. Lavora in molte città e scrive articoli per giornali e riviste. E’ chiamata per trasmissioni televisive, come Porta e Porta, convegni e conferenze in tutta Italia. Collabora con aziende come la Citterio, la Enervit, la Aia per le quali svolge consulenze. Cura la parte scientifica del sito EnerZona.
Segue numerosi atleti di vertice in varie discipline a livello nazionale e internazionale ed è consulente nutrizionale di varie società sportive come la Juventus.

domenica 6 gennaio 2008

IL LANCIO DEL DISCO






Alla base della buona riuscita del lancio del disco vi è la forte velocità rotatoria, per ottenere questa bignosa rispettare determinate fasi che sono la base della esecuzione stessa

1
􀂄􀂄 Dorsalmente al settore di lancio
􀂄􀂄 Gambe divaricate stessa larghezza delle spalle larghezza delle spalle
􀂄􀂄 Ginocchia leggermente piegate (160°) piegate (160°)
􀂄􀂄 Bilanciamento peso del corpo tra i 2 appoggi tra i 2 appoggi
􀂄􀂄 Baricentro che cade tra le linea che congiunge i due lpiedi
􀂄􀂄 Allineamento frontale:testa omero rotula avampiede
􀂄􀂄 Allineamento dorsale: estremità gluteo calcagno
􀂄􀂄 Braccia naturalmente abbandonate verso il fuori
2
􀂄􀂄 Braccio lanciante e disco portati in fuori dietro a dx (destrimano)
􀂄􀂄 Creazione anticipo asse dei piedi su asse delle anche e su asse delle spalle
􀂄􀂄 Mantenimento per tutto il lancio tale assetto
􀂄􀂄 Spostamento peso del corpo su gamba dx
􀂄􀂄 Busto leggermente inclinato in avanti
􀂄􀂄 Braccia quasi parallele al suolo e allineate a formare angolo di 180°
􀂄􀂄 Arrivo disco punto di inversione
3
􀂄􀂄 Spinta gamba dx in avanti verso esterno
􀂄􀂄 Mantenimento piede dx al suolo
􀂄􀂄 Apertuta piede sx in avanti verso esterno
􀂄􀂄 Ulteriore creazione anticipo piede sx sull’asse delle spalle
􀂄􀂄 Mantenimento posizione del corpo.
􀂄􀂄 Avanzamanto disco verso la sx del lanciatore
􀂄􀂄 Spostamento peso del corpo su gamba sx
􀂄􀂄 Creazione tensione adduttori coscia dx
􀂄􀂄 Partenza piede dx
4
􀂄􀂄 Passaggio gamba dx per fuori largo esterno.
􀂄􀂄 Continuazione rotazione piede sx
􀂄􀂄 Mantenimento assetto tronco Mantenimento assetto tronco
􀂄􀂄 Mantenimento assetto braccia Mantenimento assetto braccia
􀂄􀂄 Braccia distese in ritardo rispetto agli arti inferiori (angolo braccia 180°)
􀂄􀂄 Tenuta braccio sx in chiusura
􀂄􀂄 Descrizione raggio ampio da parte del piede dx

5
􀂄􀂄 Superamento gamba dx del piede sx rispetto all’asse frontale
􀂄􀂄 Tenuta piede dx
􀂄􀂄 Azione di spinta in rotazione avanzamento del piede sx
􀂄􀂄 Distacco dal suolo piede sx senza perdita angolo al ginocchio relativo.
􀂄􀂄 Mantenimento torsione corpo
􀂄􀂄 No apertura arto superiore sx
6
􀂄􀂄 Fase di volo
􀂄􀂄 Nessun contatto a terra
􀂄􀂄 Ricerca e mantenimento torsione del tronco
􀂄􀂄 Mantenimento corretto rapporto tra i 3 assi (anticipo piedi subacino e su spalle)
􀂄􀂄 Decontrazione tronco e arti superiori
􀂄􀂄 Parallelismo spalle rispetto al suolo
7
􀂄􀂄 Arrivo piede dx al centro della pedana
􀂄􀂄 Mantenimento baricentro tra i 2 piedi
􀂄􀂄 Lavoro in rotazione del piede dx
􀂄􀂄 Mantenimento torsione per decontrazione
􀂄􀂄 Mantenimento torsione per tenuta braccio sx
􀂄􀂄 Taglio piede sx vicino gamba dx
8
􀂄􀂄 Arrivo piede sx al suolo
􀂄􀂄 Angolo di 90° tra i due piedi
􀂄􀂄 Peso del corpo sulla gamba dx (angolo al ginocchio 150° 160°)
􀂄􀂄 Azione decisa e veloce piede dx in avanti verso l' alto
􀂄􀂄 Avanzamento e leggero sollevamento anca dx per fuori in avanti
􀂄􀂄 Inizio detorsione busto e braccio lanciante
9
􀂄􀂄 Completamento della torsione
􀂄􀂄 Frontalizzazione anche
􀂄􀂄 Passaggio fuori largo del disco a dx
􀂄􀂄 Ricerca massima raggiatura disco
􀂄􀂄 Inizio apertura braccio sx
10
􀂄􀂄 Frontalizzazione braccio lanciante
􀂄􀂄 Uscita disco altezza spalla dx
􀂄􀂄 Ricerca massimo raggio a dx rispetto all’asse di rotazione del sistema attrezzo/lanciatore
􀂄􀂄 Uso piedi per spinta propulsiva Uso piedi per spinta propulsiva
11
􀂄􀂄 Mantenimento equilibrio Mantenimento equilibrio
􀂄􀂄 Mantenimento atleta all’interno della pedana
􀂄􀂄 Movimento di rotazione su se stessi
􀂄􀂄 Cambiamento degli appoggi al suolo








martedì 1 gennaio 2008

LA TECNICA ROTAZIONALE



LA TECNICA ROTAZIONALE NEL GETTO DEL PESO

La tecnica rotatoria è caratterizzata da movimenti molto complessi che devono essere eseguiti ad un ‘alta velocità in uno spazio limitato e con un alto indice di coordinazione



Ecco le varie fasi



Posizione di partenza

1. Spalle alla pedana
2. La posizione del piede dx è volto verso le ore 12.00 di fronte alla pedana ( le ore sei se si è davanti al fermapiede).
3. La distanza dei piedi dovrebbero essere più larga della larghezza delle spalle anche se questa si dovrebbe arrivare in modo progressivo.
4. leggera pressione sul piede sx e il peso è bilanciato sui talloni.

Come tenere il peso

1. Il peso va posizionato non sotto il mento.in quanto risulterebbe impossibile lanciarlo con la giusta traiettoria.
2. La posizione corretta del peso è sopra la spalla , leggermente dietro l orecchio dx.
3. Il gomito non va messo a novanta gradi rispetto alla spalla ma leggermente verso il basso,in quanto questo aumenterà la forza del movimento del peso durante il rilascio .
4. Il braccio sx viene lasciato lontano dal corpo al livello della spalla con la mano leggermente puntato verso l alto .
5. Il peso va posizionato sulle cinque dita


Come cominciare il primo giro della rotazione

1. la prima fase del caricamento è distribuito per lo più sul piede sx, il quale gira verso il lato dx per iniziare poi la sua rotazione . La posizione del corpo in questa fase non dovrebbe spostarsi troppo sul lato dx , in quanto specialmente per un principiante sarà difficile poi controllare il movimento quando questo ritornerà verso il lato sx.
2. il piede sx ruota verso la direzione in cui gira ,mentre il piede dx spinge incominciando in tal modo la rotazione del corpo
3. In questa azione non c’è alcuna estensione totale degli arti inferiori la posizione delle gambe sono piegate durante tutto il movimento di rotazione .
4. Il peso si pone verso il basso al centro della pedana dalla posizione delle ore 12.00 , (sull’ avampiede sx), al centro della pedana (con il piede dx). Fondamentale il questa fase è che l atleta non si inclini troppo in avanti altrimenti il peso esce dall’ asse del corpo
5. quando il peso si sposta verso il basso e verso il centro della pedana in quel momento prima l anca e poi tutto il corpo ruotano intorno ad esso


Come atterrare nella posizione di lancio

1. Il centro della pedana non deve essere ricercato interrompendo l azione con un salto ma bisogna lasciare che la rotazione si completi in modo armonico e ritmico e per un maggior dinamismo del gesto le spalle dovranno essere il più parallele possibili e non inclinate sia in avanti che in dietro ,
2. Quando il piede dx atterrerà sulla pedana , questo dovrebbe essere al centro rivolto nella posizione tra le ore 10.00 e le ore 9.00.(questo dipende molto dalla velocità della rotazione, più veloce è il giro più facile è per il piede atterrare nella posizione idonea .Se il giro è troppo lento il piede atterrerà nella posizione delle 11.00 o peggio in quella delle ore 12.00.Se questo accade , la velocità e la forza del peso verranno compromesse .
3. Mentre il piede sx si stende vicino al ferma piedi nella posizione delle ore 5.00.
4. Fondamentale in questi fase e che l appoggio dei piedi dovranno essere sull’ avampiede e i piedi dovrebbe essere già ruotati quando questi arrivano a terra

Il lancio e il rilascio

1. la gamba sx una volta piazzata ferma la rotazione per un istante
2. una volta atterrato e posti nella corretta posizione di lancio , le gambe spingono verso l alto (non a in avanti in quanto questo potrebbe far portare il proprio corpo al di là del ferma piede annullando il lancio)
3. mentre per quanto riguarda la parte superiore una volta atterratisi utilizza il braccio sx per iniziare il lancio è importante che il braccio e la testa non siano mai rivolti verso il basso ma sempre verso alto
4. il peso viene scagliato verso l alto con il braccio dx fino al rilascio finale che viene svolto con una azione violenta della mano.
5. Se la rotazione e la spinta vengono svolte correttamente la sistemazione del piede dx dovrà essere vicino alla posizione delle ore 5.00 o delle ore 6.00
6. E fondamentale durante tutta la rotazione è di tenere la testa allineata con il corpo senza che questa venga inclinata o storta ,tenere i gomiti in una buona posizione sia durante il giro che durante il lancio ma è essenziale che la sequenza del gesto sia fluida rapida e leggera e senza che questa non venga spezzettata nelle sue fasi


Tratto dal testo "Getto del peso in rotazione dall analisi cinematiche alla didattica"di T.S Piga Nicola




Cos' è la tecnica?
















NEL NOSTRO SPORT USIAMO MOLTO SPESSO IL TERMINE "TECNICA "A VOLTE SENZA SAPERE COSA VERAMENTE SI INTENDE CON QUESTO TERMINE





DEFINIZIONE DEL CONCETTO:
PER TECNICA SPORTIVA SI INTENDE UN PROCESSO MOTORIO CHE PERMETTE DI RISOLVERE , IN MODO PIU’ RAZIONALE ED ECONOMICO POSSIBILE, UN DETERMINATO PROBLEMA DI MOVIMENTO (CODIFICATO ).
LA TECNICA DI UNA DISCIPLINA SPORTIVA CORRISPONDE AD UN TIPO DI MOVIMENTO IDEALE (CARATTERIZZANTE LA DISCIPLINA STESSA PERCHÉ CODIFICATO)
TALE MOVIMENTO, SE PUR CARATTERIZZATO, PUÒ ESSERE SOGGETTO A CAMBIAMENTI ADATTATI ALLE PARTICOLARITÀ INDIVIDUALI DI CHI LO ESEGUE (ZECH 71, MARTIN 77, PIETKA E SPITZ 76, TER OWANESJAN 71)

MAESTRIA TECNICA
La maestria tecnica è la capacità di risolvere immediatamente un compito motorio attraverso l’attivazione immediata di una struttura motoria quasi automatica
QUINDI LA INTENDIAMOCOME LA COMPLETA PADRONANZA DI STRUTTURE ECONOMICHE DEL MOVIMENTO PROPRIE DI UN ESERCIZIO SPORTIVO QUANDO VIENE UTILIZZATO PER RAGGIUNGERE IL MASSIMO RISULTATO POSSIBILE. DJACKOV 73



IMPORTANZA DEL FATTORE “TECNICO” NELL’ALLENAMENTO
UNO SVILUPPO CARENTE DELLA TECNICA IMPEDISCE CHE L’ATLETA RIESCA A TRASFORMARE IL SUO CRESCENTE POTENZIALE FISICO IN RISULTATI ELEVATI
DELLA SUA PRESTAZIONE NELLO SPORT SPECIFICO. SPITZ 75

SPESSO LA TECNICA VIENE TRASCURATA A VANTAGGIO DELL’INCREMENTO DELLE
QUALITÀ ORGANICOMUSCOLARI, QUESTA E’ INVECE IL FATTORE FONDAMENTALE PER LO SVILUPPO DELLA PRESTAZIONE , LA SUA ALLENABILITA E IL SUO PERFEZIONAMENTO VIENE DETERMINATO SIA DALLE ESPERIENZE DI MOVIMENTO CHE DAL LIVELLO INIZIALE DELLA TECNICA STESSA .
UN ATLETI CON UNA BASE MOTORIA AMPIA APPRENDE PIU’ RAPIDAMENTE L’ESECUZIONE CORRETTA DELLA TECNICA, QUINDI SARA' FONDAMENTALE PER OTTENERE QUESTO SCOPO LAVORARE PREVENTIVAMENTE ALL’ALLARGAMENTO DEL PATRIMONIO DEI MOVIMENTI DURANTE GLI ALLENAMENTI SPECIALMENTE NEI PRIMI ANNI DI ATTIVITA' IN QUANTO CON L’AUMENTO DELL’ETÀ DIMINUISCE LA CAPACITA’ DI APPRENDIMENTO DEI MOVIMENTI , DECREMENTA LA SICUREZZA NELL’ELABORAZIONE DELLE INFORMAZIONI E DIMINUISCE LA CAPACITA DI CONCENTRAZIONE , DI REAZIONE E LE CAPACITA ORGANICO-MUSCOLARI

TAPPE DELL’APPRENDIMENTO TECNICO

• TAPPA DELLO SVILUPPO : MULTILATERALE (AMPLIAMENTO DEL PATRIMONIO MOTORIO, ACQUISIZIONE DI TECNICHE DI BASE )
• TAPPA DELLA PREPARAZIONE GENERALE ( PERFEZIONAMENTO DELLA TECNICA E CRESCITA DELLE CAPACITA CONDIZIONALI)
• TAPPA DELLE PREPARAZIONE SPECIALE (PREPARAZIONE FISICOCRITERI E CARATTERISTICHE DELLA TECNICA SPORTIVA
NELL’ALLENAMENTO DELLA TECNICA , L’OBIETTIVO E’ QUELLO DI ADEGUARE UN
DATO LIVELLO DI ABILITA MOTORIA AD UN MODELLO DI MOVIMENTO (TECNICA
SPECIFICA)

ORIENTAMENTO DELLO SVILUPPO TECNICO IN RELAZIONE AL LIVELLO
PRINCIPIANTE:
APPRENDIMENTO IN RELAZIONE ALLE SUE CAPACITA, TENENDO CONTO DELLE CARATTERISTICHE DEL GESTO DA APPRENDERE COME FORZA, TRAIETTORIA,TIMING
ATLETA DI LIVELLO
ADEGUAMENTO DELLE TECNICA ALLE SUE CARATTERISTICHE, STILE PERSONALE

MODELLO TECNICO
QUALE E’ IL PIÙ GIUSTO?
L’INSEGNANTE-TECNICO DEVE POSSEDER UNA BUONA CONOSCENZA DEL GESTO, ED IN PARTICOLARE NE DEVE CONOSCERE GLI ASPETTI BIOMECCANICI ESSENZIALI.
LA BIOMECCANICA DEL GESTO CI PERMETTE DI FARE DELLE ANALISI OGGETTIVE DEL GESTO, NE SI DEDUCONO DIVERSI ASPETTI QUANTITATIVI -CINEMATICI- DINAMICI . DI QUESTI ASSUMONO UNA IMPORTANZA DETERMINANTE SULLO SVILUPPO - CONTROLLO DELLA TECNICA I PARAMETRI CINEMATICI E DINAMICI , I PRIMI RIGUARDANO LA SUDDIVISIONE IN FASI DEL MOVIMENTO , L' INTEGRAZIONE DELLE FASI CON INDICI TEMPORALI (TEMPO DELLE FASI) , LA RAPPRESENTAZIONE DELLE CARATTERISTICHE DI LUNGHEZZA E SPOSTAMENTO (LUNGHEZZA PASSO, ANGOLI DI STACCO E IMPOSTAZIONE)E LE CARATTERISTICHE DI VELOCITÀ E RITMO, I SECONDI CIOE' QUELLI DINAMICI SI RIFERISCONO ALLA STRUTTURA DINAMICO-TEMPORALE DA PUNTO DI VISTA DELL’ANDAMENTO DELLA APPLICAZIONE DELLA FORZA , ALLA TRAIETTORIA DELL’ACCELERAZIONE, ALL IMPULSI DI FORZA (SINTONIA ANDAMENTI DI VARIE FORZE ES. ECC E.CONC) ALLA COORDINAZIONE DEGLI IMPULSI PARZIALI ( CATENA CINETICA) E AI MOMENTI DI FORZA O DI ROTAZIONE

NELLO SPORT, INDIPENDENTEMENTE DAL LIVELLO, UNA SITUAZIONE DI MOTIVAZIONE POSITIVA E’ LA BASE PER UN CORRETTO E RAPIDO APPRENDIMENTO

NON SEMPRE LA TECNICA DEL CAMPIONE DEL MOMENTO E’ QUELLA IDEALE!!!









Dal corso tecnico specialista settore lanci 2005-2007 Prof D.Di Molfetta